Pasqua, tanti auguri a tutti voi blogger ed internauti.
Finalmente sono riuscito a vedere il film “The Hateful Eight”.
La premessa a questo leggero post concerne nell’affermare che io, in ordine, non sono: un critico, ne uno studioso di letteratura o di cinematografia e nemmeno un “fan” di Quentin Tarantino. Scrivo quanto segue perché me lo chiede la pancia. Si è una “recensione” di pancia.
Per maggiori informazioni abbiamo l’intero web. Io per esempio ho trovato questa pagina. Si tratta di un interessante articolo che inizia parlando della “mancanza del perdono” nel film (“senza appello e perdono, che attraversa tutto il film..” cit.) e senza nemmeno farlo apposta, oggi è il giorno di massima importanza per la religione cristiana, “quella del perdono e del porgere l’altra guancia”.
Capitolo uno – lo sapevamo o no?
Ognuno di noi che ha già avuto il piacere di vedere un film del pazzo regista del Tennessee, sapeva cosa ci sarebbe stato (più o meno) in questo contenitore video-lucido. Io stesso ho atteso per circa un’ora e mezza chiedendomi, “ma dove hai lasciato la zampata Quentin?”. Ebbene la zampata c’è ma questa volta il regista nonché scrittore del film, ci cuoce a fuoco lento. Si perchè solo ad un certo punto si capisce dove il film “andrà a parare” e questo aumenta ancora di più l’apprensione che tiene incollato allo schermo. Questa caratteristica mi ha divertito ed emozionato parecchio, grande colpo di genio cinematografico.
Capitolo due – la tempesta
Quest’anno abbiamo respirato l’aria gelida di una tormenta che però non è lei portatrice di sventura. Le più crudeli atrocità accadono negli unici momenti di tiepido sereno. Nella tormenta si vivono i “momenti di difficile convivenza”, ma la morte è ovunque, come è vigile sotto il sole, lo è anche nella bufera più fitta.
Capitolo tre – il romanzo da 70 mm
È un romanzo cinematografico, lo leggiamo, lo gustiamo attraverso “sei capitoli”. È presente crudeltà, tanta quanta ce ne sarebbe in un famelico branco di lupi che ha appena circondato un gruppo di agnelli.
Questo “romanzo” assume la macabra ironia dell’istigazione all’odio, se ne impossessa, ma questo è Tarantino quindi non poteva essere altrimenti. Come volevasi dimostrare il passaggio dall’istigazione, all’odio e infine alla morte avviene in maniera molto lineare, senza troppi discorsi.
La morte di un essere umano in USA, è “giustificata e legalizzata” dalla loro costituzione come “legittima difesa” senza un minimo di colpevolezza nell’istigazione. Evidentemente possono “giusificare” certi atti. Il regista tratta questi temi anche in altri film insieme alla Vendetta. La linea di confine tra Istigazione, Giustizia e Vendetta è sempre così labile, figuriamoci in un Wyoming di fine 1800, tormentato dalla neve e dai banditi.
Capitolo quattro – la k Tarantino
Come al solito non è un film adatto a tutti. Come scrivevo più sopra, chi conosce minimamente Tarantino sa cosa accadrà nel film. Ci sono alcune costanti (k) nei suoi film, tanto che si autocita spesso e volentieri. Da questo punto di vista, per esempio, chi ha lo stomaco debole, saprebbe dunque che questo tipo di film lo dovrebbe evitare. Sembra quasi che Tarantino abbia fatto un patto con qualche forza soprannaturale. Se gli chiedessero di non far più saltare in aria una testa, piuttosto non girerebbe altri film.
Questo che ho fatto è un piccolo Spoiler, e chiedo venia, ma ripeto: chi conosce Tarantino se lo aspetta, i suoi film sono caratterizzati da questa costante, anche se sinceramente i suoi film li godrei al massimo anche senza di essa, ne sono più che certo.
Capitolo cinque – L’ultima diligenza di Red Rock (traccia n. 1)
Ma per fortuna i bei film non hanno solo una caratterizzazione. C’è l’osannata OST o colonna sonora, del premio Oscar 2016 Ennio Morricone. Sinceramente non vi ho fatto particolarmente caso, ho fatto scivolare via il film senza darci peso, semplicemente è sprofondata nell’oblio. Ho goduto del film nella sua interezza e la banda sonora mi ha aumentato la sensazione di inquietudine, esattamente quando doveva farlo, tanto che a tratti il suo lato thriller è salito agli apici.
Ultimo Capitolo – l’epilogo
Ricapitolando, abbiamo un film con otto personaggi principali (povero O.B. dimenticato così..), un film lungo quasi tre ore che si svolge in spazi molto ristretti seppur il west è enorme: prima su una carrozza da diligenza a sei cavalli da tiro, poi all’interno dell’emporio di Minnie Mink. Non credo sia proprio da tutti, girare un film così lungo, con pochi personaggi e in un paio di ambientazioni principali. Noia? Non ne ho trovata, è un film di vecchia scuola, non per altro, per l’occasione, hanno fatto una scelta molto “style”, un retro vintage: la distribuzione di una versione in pellicola da 70 mm.
Assuefatti dalla cinematografia del nuovo millennio, ci troviamo un po’ spiazzati quando assistiamo a eventi come questo. Un film lento nello sviluppo, ma è perfetto perché Tarantino ci da la possibilità di conoscere i personaggi e soprattutto di inserirli nel contesto e nella storia del Nord America post guerra di secessione.
All’inizio ricorda molto i film “spaghetti western”, lento, molti rumori ambientali, pochi dialoghi crudi e duri. La seconda parte assomiglia ad un film giallo alla Agatha Christie. Il finale è, senza alcun dubbio alla Tarantino.
Mi sarebbe piaciuto parlare un po’ dei personaggi, ma non mi prolungo. Dico solo che mi ha colpito come sono state ben caratterizzate le due star del film Samuel L. Jackson (Maggiore Marquis Warren), Kurt Russell (John Ruth “Il Boia”) e la prigioniera (Daisy Domergue/Daisy Domingray) interpretata da Jennifer Jason Leigh con fattezze che ricordano all’inizio la mitica Janis Joplin e alla fine una malefica strega.
Ve lo consiglio, rammendandovi per la ennesima volta che è un film a tratti #splatter, dunque se non avete questi problemi e non lo avete visto, vedetelo perché non tutti gli anni (per fortuna?) escono certi film, fatti così bene a lenta progressione, con colpi di scena degni dei migliori gialli.
Volevo terminare il post con una frase ad effetto ma non ho molta immaginazione, quindi lo faccio con il video della composizione sonora del film ed una citazione.
“John Ruth, lo sai, era il boia e quando è il boia a prenderti, tu non muori per una pallottola. Quando è il boia a prenderti, c’è la forca.”
Il maggioreMarquisWarren (Samuel L. Jackson)
ciao a presto,
Dave
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